1926 vg - Forlì - Conte Raffaele Paolo ORSI MANGELLI


1926 vg - Forlì - Conte Raffaele Paolo ORSI MANGELLI

Descrizione

Cartolina del 1926, anno in cui entrarono in funzione i macchinari della Orsi Mangelli, fabbrica costruita strategicamente nei dintorni della nuova stazione. Forlì anticipa, in questa nuova attività, analoghe realtà industriali di Ferrara e Ravenna. A differenza di queste ultime però, il polo industriale forlivese presenta varie debolezze di fondo, costituite principalmente dalla mancanza di infrastrutture appropriate, quali un porto fluviale o marittimo, un quadro normative ad hoc ed un adeguato sostegno pubblico. Il Conte Paolo Orsi Mangelli, Amministratore Unico della Società, non ottiene dal Ministero delle Finanze neppure 1'esenzione dal dazio doganale per i macchinari tedeschi del nuovo stabilimento. Gli impianti entrano in funzione alla fine del 1926 con una capacita produttiva annua di circa 700.000 mila kg. I1 capitale sociale viene portato, nel giro di pochi mesi, da 6 a £. 17.000.000. Nel febbraio del 1928 viene ulteriormente incrementato, raggiungendo la somma di £. 20.000.000, interamente versati. Le maestranze impiegate nei primi 5 anni si aggirano intorno alle 1.400-1.500 unità. Di queste la percentuale femminile è cospicua, in considerazione del fatto che durante il biennio 1927-1928 le filande, trovandosi in grave crisi, espulsero buona parte della loro forza lavoro. La neonata impresa necessitava di agevolazioni creditizie, dal momento che si trovava nella delicata fase iniziale dell'attività produttiva, con scarse possibilità di ammortamenti e con grandi quantità di cellulose da importare. La difficile congiuntura viene superata nell'aprile del 1928 con 1'emissione di obbligazioni per 10.000.000 di lire, emissione legata al fatto che un'eventuale cessazione dell'impresa avrebbe prodotto gravi conseguenze di ordine sociale e politico. Il settore delle fibre artificiali dunque regge abbastanza bene o quantomeno meglio di tanti altri alla crisi che investe il mercato nazionale e internazionale nei primi anni '30. La Orsi Mangelli infatti riesce ad ottenere un primo mutuo di 2.000.000 di lire dalla Banca d'Italia nell'ottobre 1931; a questo ne segue poi un altro, da parte dell'IMI, per un importo di 6.000.000 di lire. Le stesse autorità locali si mobilitano per fare cessare la minaccia della chiusura dello stabilimento. Queste azioni sono riconducibili a ragioni, non solo politiche, ma anche economiche, considerate il fatto che questa industrial produttrice di seta artificiale, viene ritenuta una delle poche che ancora possa offrire localmente prospettive di sviluppo. A questo riguardo basti considerate il raffronto di alcuni dati relativi al biennio 1930-1931: la produzione nazionale di seta artificiale passa da 30.000.000 di kg nel 1930, a 34.000.000 nel 1931, mentre 1'esportazione cresce da 19 a 21.000.000 di kg nello stesso arco temporale. Si tratta di valori molto significative, che segnalano la vivacità di un settore che trova vasto consenso, sia all'estero che sul mercato interno. La crisi di questi anni vede però calare ulteriormente il livello dei salari. Comunque, nonostante tutto, grazie all'aiuto dello Stato e delle forze locali, l'Azienda riesce a superare brillantemente questa difficilissima congiuntura. Il 3 ottobre 1929 nacque la Società Italiana di Applicazione Cellulosa (la SIDAC): una Società per Azioni, il cui capitale sociale fu sottoscritto, oltre che da un gruppo belga (la Compagnie Internationale des Industries Chimiques) e dal Presidente dello stesso, anche dalla Orsi Mangelli per il 40%. La sede amministrativa era a Milano, ma la Società impiantò a uno stabilimento dedito alla produzione del cellophane. Questo nuovissimo materiale sintetico rappresent6 per 1'economia locale, ma ancor più per l'Italia nel suo complesso, un elemento di grande importanza. Ben presto la produzione giornaliera di questo impianto passò da 1.000 a 2.500 kg, giungendo ad occupare 650 persone. Per lo svolgimento dell'attività produttiva veniva importata cellulose da Norvegia, Svezia, Finlandia ed America, da cui provenivano anche altre materie prime. I flussi di esportazione consistevano in produzioni di cellophane e celluloide. Ma a questa promettente situazione aziendale, non facevano riscontro buone relazioni sindacali. La classe operaia era infatti alle prese con varie questioni: c'era il problema delle difficili condizioni ambientali nelle quali lavoravano gli operai e c'era il problema generalizzato delle basse retribuzioni, associate ad orari di lavoro pesanti, dovuti anche al ciclo continuo. Nel 1934 la Società Anonima Orsi Mangelli cambia la propria denominazione in quella di "Società Azionista Orsi Mangelli - SAOM-RAYON-Forlì". La seconda meta degli anni '30 segna per 1'economia forlivese un momento importante. In questo periodo si assiste ad un consolidamento delle imprese più vitali; tra queste la SIDAC. A questa situazione positiva se ne affianca un'altra: la proliferazione delle ditte nel comparto abbigliamento. Va comunque rilevato che la SAOM rimane l'unica industria Forlivese con oltre 1.000 dipendenti, in un contesto nel quale solo 33 aziende superano i 100 dipendenti. Nel 1939 venne istituito un reparto per il recupero del cellophane e per la relativa nitrazione, nonché per la nitrazione del linter, cosicché lo stabilimento forlivese si dedicò anche alla fabbricazione di pellicola di cellulosa rigenerata (cellophane normale e laccato). L'Orsi Mangelli all'inizio degli anni '40 deve ridurre il proprio ritmo produttivo, poiché, a causa della guerra, non riesce ad ottenere le materie prime indispensabili per la propria attività; ciò chiaramente si riflette sul mercato del lavoro. La situazione peggiora ulteriormente a causa della politica salariale a cui l'Azienda è obbligata per la situazione di mercato: il generale malcontento esplode, durante la guerra, in rivendicazioni operaie tese ad ottenere paghe più adeguate al costo della vita. Ecco quanto si legge nella relazione che il Questore di Forlì fa al Prefetto nel marzo 1943: "II senso di disagio della popolazione, specialmente della classe impiegatizia e operaia, è reso ancora più acuto dalle difficoltà di carattere economico, derivanti dalla sperequazione dei salari con il costo della vita in progressive aumento. A questo proposito è da segnalare un tentativo da parte di un gruppo di operai dello stabilimento Orsi Mangelli di ottenere il miglioramento dei salari, tentativo che si ritiene avesse peraltro finalità politiche e che pertanto è stato subito represso con il fermo di un capo reparto, al quale viene fatta risalire la responsabilità dell'azione". Durante il conflitto mondiale la situazione è estremamente difficile per la SIDAC, costretta all'inattività per la mancanza di materie prime, come testimonia il promemoria indirizzato a Benito Mussolini dal Prefetto di Forlì nel 1944: "La Orsi Mangelli avrebbe dovuto chiudere, se non fosse intervenuto il prestito di una partita di cellulose effettuato dalla SNIA Viscosa, prestito che consentirà alla Società di continuare la produzione fino al mese di giugno.L' annesso stabilimento della SIDAC, avendo esaurito le scorte, cesserà la produzione entro il 20 corrente e sembra che le maestranze saranno precettate per la Germania. A prescindere dalla circostanza che si tratta della chiusura dell'unico importante stabilimento della Città di Forlì, sta il fatto che la chiusura avrà dannose ripercussioni sulla massa operaia (1.334 attualmente). Per tutto quanto sopra un interessamento presso il competente organo germanico, allo scopo di evitare la chiusura dello stabilimento, sarebbe oltremodo opportune e gradito". Nel dopoguerra l'attività produttiva riprende rapidamente, grazie anche al fatto che gli impianti erano sfuggiti ai gravi danni provocati dai bombardamenti e dalle rappresaglie delle truppe tedesche in ritirata, grazie anche alla determinazione con la quale la direzione e le maestranze avevano vigilato sui macchinari. Il 1949, anno particolarmente "caldo", sia politicamente che sindacalmente, vede le maggiori industrie forlivesi e cesenati colpite da scioperi ed agitazioni che per la Orsi Mangelli e per la SIDAC furono assai pesanti a causa della "vulnerabilità" dei loro impianti a ciclo continuo. Un momento di particolare tensione si ebbe quando la Direzione procedette al licenziamento collettivo di 218 dipendenti segnalatisi fra i più facinorosi. Nel 1955 inizia la produzione del polietilene estruso in fogli e tubi, confezionati e stampati: tali lavorazioni, già attive presso lo stabilimento di Milano-Crescenzago, vennero infatti trasferite presso la fabbrica di Rasica. In questo stesso anno cessa nello stabilimento forlivese la lavorazione dei linter di cotone, per la trasformazione in nitrocotone finalizzato alla produzione della celluloide. Il 22 febbraio 1967 accade un evento di rilevanza cruciale per la vita dell'impresa: la società azionaria Orsi Mangelli-SAOM-RAYON-FORLÌ' si fonde con la Società Italiana di Applicazione Cellulosa (SIDAC) S.P.A., mediante incorporazione di quest'ultima nella prima. La fusione viene attuata sulla base delle rispettive situazioni patrimoniali al 31 dicembre 1965 e viene realizzata secondo le seguenti modalità: la società incorporante aumenta il capitale sociale di £.2.100.000.000, mediante 1'emissione di 4.200.000 azioni da £. 500 ciascuna. Tale aumento ha lo scopo di facilitate la deliberata fusione, dando alla società un'adeguata struttura finanziaria che permetta di realizzare gli obiettivi della fusione stessa, consistenti nell'ammodernamento e nell'accrescimento degli impianti e nell'aumento della capacità produttiva per poter conseguire ancora pi6 efficacemente lo scopo sociale della propria attività aziendale; inoltre, le 1.400.000 azioni, da £. 1.500 ciascuna, appartenenti alla SIDAC vengono annullate e distrutte dalla società incorporante. La SIDAC cessa così di esistere e pertanto la incorporante SAOM assume la denominazione "Società Azionaria Orsi Mangelli SAOM-SIDAC", subentrando di pieno diritto in tutti i beni, crediti e diritti di qualunque genere e valore, costituenti il patrimonio della società incorporate, come pure in tutti gli obblighi, impegni e passività della stessa di qualsiasi natura, tanto anteriori che posteriori al gennaio 1966, nulla escluso o eccettuato, intendendosi con ciò sostituire la società incorporante alle incorporate in tutti i relativi diritti, compiti e rapporti anche di fatto. In seguito all'effettuata fusione vengono a cessare tutte le cariche sociali dell'incorporata. Lo stabilimento di Forlì svolge cosi attività di produzione di rayon alla viscosa, fiocco alla viscosa, fibra poliammidica Forlìon, cellophane e sue rilavorazioni, estrusione di polietilene e sue rilavorazioni. Negli anni '70 la pesante crisi del mercato nazionale ed estero del settore del rayon e del cellophane fa registrare all'impresa un andamento fortemente negativo. L'atto di fusione viene stipulate dal Notaio Giuseppe Gazzaniga di Milano, in presenza del Conte Pierfrancesco Orsi Mangelli, nella sua qualità di presidente del Consiglio d'amministrazione e nella sua qualità di legale rappresentante della SAOM, società avente un capitale, a quell'epoca, di lire 4 miliardi interamente versato e durata fissata al 31/12/2000. Era presente invece per la SIDAC il Rag. Alessandro Panzio in qualità di consigliere delegato della società stessa, avente un capitale di £ 2.100.000.000. interamente versato e durata fissata al 31/12/2000 si veda Archivio C.C.I.A.A. Forlì, Busta "Orsi Mangelli"). La SNIA VISCOSA era in grado di mettere sul mercato una produzione decisamente superiore a quella della SAOM SIDAC grazie ad impianti più competitivi e ad una presenza più aggressive sul mercato. Pur essendo l'impiantistica della Orsi Mangelli efficiente, grazie a costanti investimenti, le dimensioni aziendali della Società non erano più economicamente valide ed era necessario un piano di ristrutturazione e riconversione adeguato che poteva essere effettuato solo nel pia ampio quadro della chimica nazionale e con l'apporto di notevoli capitali. A tutto questo va aggiunto che la Società presentava una situazione economico finanziaria difficile, dal momento che le banche avevano ristretto drasticamente i fidi e conseguentemente risultava difficile gestire I'azienda senza l'apporto immediate di nuovo denaro. La situazione del mercato e quella finanziaria peggiorarono a tal punto che alla fine del 1972 si arrivò alla cessazione della produzione del rayon, con conseguente chiusura di questo reparto e con il licenziamento collettivo di tutti gli addetti (oltre 830 dipendenti). Continuarono invece sino ai primi mesi del 1976 le produzioni di nylon e di cellophane, quando la proprietà passò dalla famiglia Orsi Mangelli ad altra Società, la SAM SIDAC S.p.A., il cui Presidente e Legale Rappresentante, Avv. Carlo Gotti Porcinari, pur avendo praticamente ricevuto l'azienda "a costo zero", non riuscì ad evitare il fallimento, che fu dichiarato dal Tribunale di Milano, con sentenza emessa l'1 agosto 1977. Con quella sentenza veniva fissato il termine di 20 giorni dalla data di affissione per la presentazione dei crediti nella cancelleria del Tribunale. Pochi giorni dopo veniva presentato al Tribunale un ricorso per l'autorizzazione alla continuazione temporanea dell'esercizio d'impresa, a fronte dei gravi rischi di ordine tecnico ed economici a cui si sarebbe andati incontro ordinando il fermo degli impianti a ciclo continuo dello stabilimento. I rischi si riferivano al pregiudizio relativo alla futura efficienza degli impianti, in mancanza di un fermo tecnico, con un preavviso di almeno 25-30 giorni, tempo indispensabile per porre in essere le complesse e delicate operazioni di disattivazione degli impianti a ciclo continuo. Collegato a queste problematiche esplode anche il problema occupazionale. Nello stabilimento di Forlì al tempo erano occupate 1.048 unità tra operai, dirigenti e tecnici, oltre ai 92 addetti dello stabilimento di Rasica, mentre circa 40 impiegati amministrativi erano presenti negli uffici della sede di Milano. A tutti i sopracitati problemi andarono poi aggiunte altre motivazioni di ordine economico, legate alle commesse già in produzione e da completare. Il curatore, sulla base di questa sequenza di problemi oggettivi, chiese al Tribunale il proseguimento dell'attività degli stabilimenti di Forlì e di Rasica per un periodo non inferiore a 40 giorni. Il Tribunale, esaminato il ricorso, per evitare i danni che sicuramente sarebbero derivati dalla sospensione dell'attività produttiva, ritenne conveniente consentire la prosecuzione temporanea dell'attività d'impresa fino alla fine del 1977, intendendo tale termine come quello entro il quale avrebbero dovuto essere ultimate anche le operazioni necessarie per il fermo tecnico di tutti gli impianti. Nei primi mesi del 1978 il curatore vendette il comparto nylon all'imprenditore biellese, Emilio Falco - che costituì la società FORTEX S.p.A. - ed affittò il comparto cellophane ad una cooperative formata da ex dipendenti, denominate Nuova SIDAC; quest'ultima fu poi acquisita dallo stesso Emilio Falco, che così unificò le due realtà, dando vita alla FORTEX SIDAC S.p.A.. Questa nuova azienda ha proseguito l'attività di produzione del cellophane fino al 1984 e quella del nylon sino al 1993. Intanto, nel corso del 1992, Emilio Falco, a sua volta, aveva ceduto la FORTEX SIDAC S.p.A. ad un gruppo di imprenditori Forlivesi e ravennati, ai quali si deve l'ultimo progetto edilizio di ristrutturazione e riqualificazione dell'area. Ebbe così fine la storia della più grande industria Forlivese. Il 30 settembre del 1977 il curatore del fallimento depositò un secondo ricorso, chiedendo I'autorizzazione a prorogare 1'esercizio d'impresa degli stabilimenti di Forlì e di Rasica fino al fine dell'anno. Il Tribunale osservò che il fermo degli impianti, trattandosi di un'industria chimica a ciclo continuo di lavorazione, avrebbe comportato oltre ad una spesa di 150 milioni per le operazioni di arresto e di 130 milioni mensili per l'ordinaria manutenzione, una sicura svalutazione del loro valore di mercato di oltre i 4/5. Tuttavia, essendo il Governo impegnato con una primaria azienda nazionale per presentare, entro ottobre o al massimo la prima metà di novembre, una concreta offerta di rilievo dell'azienda, il Tribunale ritenne giusto conservare il valore di mercato del complesso aziendale, mediante la continuazione dell'esercizio dell'impresa per il tempo strettamente necessario per verificare il fondamento della notizia, cioè fino al 30 novembre 1977 (BIBLIOGRAFIA: Archivio C.C.I.A.A., Busta "Orsi Mangelli"; Archivio S.d.R., Relazione del Questore al Prefetto di Forlì il 31 marzo 1943, b.9; Archivio S.d.R., Fondo Flamigni; P.P.D'Attorre, Le fabbriche del Duce. L'industria forlivese tra le due guerre, in "Memoria e Ricerca", 1993, p.35.)

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