Tazio Roversi - terzino destro - al Bologna dal 1963 al 1979


Tazio Roversi - terzino destro - al Bologna dal 1963 al 1979

Descrizione

Tazio Roversi, classe 1947 mantovano di Moglia, uno dei più amati giocatori rossoblù della storia. Prelevato giovanissimo dal Moglia nella stagione 1963/64 rimarrà al Bologna fino al 1978/79 per complessive 341 presenze in serie A, 455 ufficiali e un paio di gol. Una sola presenza in Nazionale, uno score a dire il vero del tutto ingeneroso nei confronti di questo giocatore sempre apprezzato da tecnici e tifosi. Tazio Roversi è l'icona del Bologna a cavallo degli anni '60 e '70, dopo aver concluso l'attività agonistica (a Verona) è ritornato nella sua Bologna a insegnare calcio ai ragazzi. E' scomparso prematuramente, lasciando un gran vuoto, nel 1999. Di seguito un mio articolo, scritto il giorno della sua scomparsa: "Chi ha la mia età non può non aver avuto il groppo in gola quando è arrivata la notizia della morte di Tazio Roversi. Non è a loro che voglio indirizzare questa mia, ma ai più giovani, quelli che non hanno mai visto giocare Tazio. Roversi ha giocato 341 partite nel Bologna, dal 1965 al 1979, riuscendo anche a segnare un paio di reti. Terzino marcatore, numero 2 per antonomasia, ha accompagnato la mia infanzia, attraversando l'adolescenza fino alla mia maturità, sempre con gli stessi colori. Non ricordo mai nessuno che abbia messo in discussione Tazio; quando si discuteva della formazione per la stagione successiva Roversi era un punto fermo, indiscutibile, alla pari di Franco Cresci. Non altissimo, si occupava dell'ala sinistra avversaria, sempre in maniera corretta, sfruttando il gioco d'anticipo. I suoi tempi erano i tempi di Gigi Riva, con il quale ha sviluppato epici duelli, riuscendo spesso a vincere il confronto. Io me lo ricordo, inconfondibile in campo, con quella testa bionda, più grossa rispetto al corpo, con i capelli lunghi sempre con lo stesso taglio. Io l'immaginavo così anche ora. Lui ha esordito nel 1965, in una partita vinta contro il Mantova per 4-1; in quel Bologna sostituì Furlanis e giocò accanto a Tumburus, Negri, Pascutti e compagnia cantante. Aveva lo scudetto al petto. E con il Bologna ha giocato per due stagioni con la coccarda della Coppa Italia. (E voglio ricordare il mio Bologna, quello della stagione 1973/74: Buso Roversi Rimbano, Battisodo Cresci Gregori, Ghetti Pecci Savoldi Bulgarelli e Landini) Roversi segnò due gol il primo a Ferrara, contro la Spal, eppoi marcò la rete del 2-2 casalingo contro la Fiorentina nel 69/70; ricordo benissimo quel gol perchè in realtà si trattò di un cross sbagliato, che beffò il portiere viola Superchi. E ricordo bene anche un triangolo prolungato che portò al gol Savoldi in un Bologna Inter 3-0, nel 1973. Ma lui non era un giocatore dal tocco fine, anche se nel calcio d'oggi potrebbe giocare in interdizione, se è vero che ci gioca uno come Ingesson. Mai una polemica, poche interviste, pochissime apparizioni in televisione, personaggio molto schivo, io non conoscerei la sua voce se non l'avessi conosciuto in un incontro fra le giovanili del Bologna e del Forlì. Giocò la sua ultima partita in rossoblu contro il Perugia, si quello di Bagni. Finì lì la sua carriera in rossoblu, come Cresci. Non venne riconfermato da Perani, suo ex compagno di squadra, che l'anno successivo volle puntare su Spinozzi eppoi su Albinelli. Il Bologna cedette Roversi al Verona, proprio in cambio di Spinozzi. Ebbene si, mi sembra impossibile che personaggi come Roversi possano morire; io li confondo, nel mio immaginario, con Tex Willer, Capitan Miki e Blek Macigno. Oggi ho saputo di Roversi nell'intervallo della partita con il Piacenza e non sono più riuscito a seguire la partita come al solito; un pezzo di storia del Bologna, un pezzo della mia vita, non erano più. Domenica prossima, ironia del destino, si incontreranno proprio Bologna e Verona le due squadre di Tazio Roversi. Nel minuto nel quale ci si raccoglierà, un lungo applauso unito ad una grandissima commozione unirà tutto uno stadio, teatro delle gesta sportive di un ragazzo biondo, capitano dei nostri colori e di tante nostre domeniche. Tazio, io non potrò mai dimenticarti. Grazie. Gianfranco Ronchi"

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